Le zippole, o zippuas

Le zippole (o zippuas), chiamate anche cattas, sono un dolce fritto tipico della tradizione sarda che viene preparato durante tutto il periodo del carnevale insieme ad altri dolci tipici quali fatti fritti, arrubiolus, acciuleddi e altri ancora.
Zippole, zippuas, dolci fritti
Le zippole subito dopo la cottura di cospargono di zucchero semolato
Le zippole sono delle frittelle lievitate, a base di farina, o semola, impasta con latte, succo di arancia e liquore. A seconda della zona nell’impasto si aggiungono patate lesse e uova e può variare anche il modo di modellarle. La consistenza dell’impasto può essere talmente fluida da esser colato, mediante un imbuto o un saccapoche con beccuccio largo, direttamente nell’olio bollente.  Oppure possono essere modellate a mano se la consistenza è più soda.
Per cucinare le zippole in casa ci vuole esperienza e abilità ma con i giusti consigli possiamo ottenere ottimi risultati.
Ogni volta che in casa prepariamo le zippole mi ritorna in mente il carnevale della mia infanzia e anche se non amo la frittura adoro preparare questo dolce tipico.
La ricetta che riporto di seguito è quella che mia madre ha ereditato da sua nonna.

Ingredienti per le zippole.

Dosi per 8/10 persone:

  • 1 kg di farina di grano duro;
  • 3 arance di medie dimensioni delle quali si utilizza il succo e la buccia grattuggiata;
  • 3 bustine di zafferano;
  • un bicchiere piccolo di liquore, misto tra acqua vite e anice;
  • 750 ml di latte ;
  • 18 grammi di lievito di birra.

Preparazione del primo impasto.

Impastate la farina con il latte fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico con una consistenza simile alla pasta per il pane. Riponete il composto in una terrina, coprite con della pellicola (o semplicemente con un coperchio) e lasciate riposare per un’ora circa a temperatura ambiente. Durante questa fase l’impasto si ammorbidirà ulteriormente.
Nel mentre, iniziate a preparare i restanti ingredienti da unire all’impasto.

Preparazione dell’impasto finale delle zippole.

Grattuggiate la scorza delle arance e raccoglietela in un pentolino. Tagliate a metà le arance appena grattugiate e spremetene il succo e unitelo alla scorza grattugiata. Unitevi anche la miscela di liquori (75 ml di acqua vite e circa 75 ml di anice). Utilizzate qualche cucchiaio di questo liquido per diluire lo zafferano e unite anch’esso al resto della miscela.
Sciogliete il lievito di birra in un poco di latte . Riprendete l’impasto di farina e latte preparato precedentemente e iniziate ad ammorbidirlo versando, dapprima il lievito sciolto nel latte, poi, poco per volta, aggiungete la miscela liquida di succo di arancia e liquore.

Man mano che aggiungerete il liquido l’impasto tenderà a diventare sempre più morbido, fino ad un punto che risulterà impossibile lavorarlo utilizzando i pugni come di consueto, ma da adesso in poi dovrete usare la mano aperta e “schiaffeggiare” l’impasto fino a fargli assorbire tutto il liquido.

Dopo di che coprite il tutto con un canovaccio e lasciate lievitare per 1 – 2 ore (ovviamente il tempo di lievitazione è in relazione alla quantità di lievito che avete utilizzato e alla temperatura dell’ambiente), fino a quando il composto avrà raddoppiato il suo volume iniziale.
La comparsa delle prime bolle in superficie vi suggerisce che è giunto il momento di prepararvi alla cottura.

Cottura.

Prendete una padella larga, riempitela di olio, mettetela sulla fiamma vivace e attendete che l’olio si scaldi per bene. Nel frattempo chiamate il vostro aiutante (potete operare anche da soli, ma io ho sempre visto la collaborazione di più persone!) e iniziate e riempire la sac a poche, o un imbuto con un foro largo circa 2 centimetri, con l’impasto. Quando l’olio ha raggiunto la giusta temperatura, (verificatela immergendo un pezzetto piccolo di impasto che dovrà galleggiare) fate colare l’impasto a partire dal centro della padella e muovete il sacchetto in modo da creare una spirale.

Il vostro aiutante provvederà a girare tempestivamente la zippola in modo da farla dorare da entrambe le parti.Quando sarà ben colorita scolatela.

Disponetela quindi sulla carta assorbente in modo da togliere l’unto in eccesso e successivamente ricopritele di zucchero semolato.
Procede in questo modo fino ad esaurimento dell’impasto.

Zippole, zippuas, dolci fritti
Le zippole si gustano al meglio appena fatte cosparse di zucchero semolato

E’ solo una mia sensazione o sembra davvero impossibile fare tutto questo in solitudine? Noi eravamo in quattro e ad ognuno era affidato un ruolo più o meno importante.
Io riempivo il sacchetto (la cosa più semplice da fare, soprattutto ben lontana dall’olio!). Mia madre lo guidava nell’olio bollente.
Mio padre rivoltava la zippola appena formata e mio marito la ricopriva di zucchero (anche questo è compito assai importante!).

I dolci fritti e il carnevale.

In Sardegna, come in tutta Italia, in questo periodo si preparano tante varietà di dolci, tutti però accomunati dall’essere fritti. L’origine di tale tradizione dolciaria va ricercata nel significato della parola carnevale. Secondo l’etimologia maggiormente avvalorata deriva da carnem levare (ossia “togliere la carne”) e farebbe riferimento al periodo quaresimale che proibiva il consumo di carne.

L’usanza di festeggiare con grandi mangiate di leccornie potrebbe essere interpretata come un espediente per affrontare meglio la successiva fase di restrizioni e digiuni. I dolci venivano preparati in strada e offerti alla popolazione. Da qui nasceva l’esigenza utilizzare una cottura rapida e semplice che consentisse di preparare grandi quantità di dolci. La frittura si rivelò la giusta soluzione.

Racconti di carnevale.

La tradizione di consumare dolci fritti, ha continuato ad esistere per un lungo tempo e regna ancora tutt’oggi.
Mia madre mi racconta che quando era piccola era un incessante scambio di zippole tra vicini di casa e parenti. Ricorda anche che sua nonna ne preparava svariati chili da donare alle persone mascherate che andavano a bussare nelle case.

Il carnevale non è solo dolci fritti ma e’ anche divertimento puro con manifestazioni, sfilate di carri e maschere. In alcune regioni questa festa ha tradizioni ben radicate ed e’ molto sentita dalla popolazione.
Nel paese in cui vivo (un piccolo paese chiamato Gonnesa del Sulcis Iglesiente), invece, in questi ultimi anni le celebrazioni del carnevale si affievoliscono sempre più.

Ricordo che quando ero piccola, per tutto il periodo carnevalesco, ogni giorno per noi bambini era un’occasione di festa, e ci divertivamo a girovagare per le vie del paese sotto le sembianze di personaggi che cambiavano di anno in anno.

La grande festa del giovedì e martedì grasso.

Il giovedì e il martedì grasso, la festa e la voglia matta di spensieratezza coinvolgeva anche gli adulti.

Il pomeriggio, un tratto della strada principale che percorre in lungo il paese veniva vietata al traffico delle auto.

In poche ore si popolava di gente che spontaneamente contribuiva a creare quell’atmosfera amena e allegra tipica del carnevale, ma al tempo stesso avvolta da una sensazione di mistero per la presenza di quelle maschere raffiguranti facce di demoni e mostri.

Ricordo che l’asfalto veniva colorato da una miriade di coriandoli e stelle filanti. Ricordo anche il continuo rimbalzare delle bombolette di schiuma vuote gettate in strada senza troppa cautela all’ordine. A carnevale tutto è permesso! E nell’aria quell’odore di fritto persistente. Ma non era un’odore di fritto qualsiasi, era l‘odore buono delle zippole calde, che quando inizi a mangiarle, l’ultimo pezzo diventa sempre il primo!

Ogni anno l’assaporare queste delizie, riporta indietro i miei pensieri ai tempi dell’infanzia e mi fanno rivivere quelle stesse sensazioni di allegria e al contempo di timore che suscitava in me l’atmosfera carnevalesca.

12 Risposte a “Le zippole, o zippuas”

  1. Ciao e complimenti:)io sono di Cagliari trapiantata a Selargius,cercavo le zeppole Sarde e mi sono imbattuta nella tua pagina,con piacere ho visto le tue e mi hai riportato indietro di 45 anni…le faceva la mia Nonna e poi la mia Mamma..che bei ricordi..Nonna Anita inchinata nella sua sedia e con la mano impastava,l’odore dell’arancia si sentiva in tutta la casa e poi si friggeva,anche noi,piccole bambine,nel nostro piccolo aiutavamo,io ero quella che le riempiva di zucchero….grazie per avermi ricordato con il tuo racconto e le foto,la mia infanzia :)…appena posso voglio farle,speriamo bene O.O ciao e Buon Anno ^__^ Giò

  2. dimenticavo…qual’è la farina di grano duro?io se non mi sbaglio,credo che mia Mamma usasse la Barilla “00”…sbaglio? grazie

    1. Ciao Giò, grazie per aver lasciato un tuo commento, fa sempre piacere sapere che qualcuno legge e apprezza ciò che racconto.Per quanto riguarda la farina, noi utilizziamo il rimacinato di grano duro e l’acquistiamo al mulino. Ho scritto farina perchè sull’eticchetta c’è scritto “farina di grano duro” ma il mugnaio mi ha detto che più precisamente è una semola rimacinata fine (alcuni la chiamano rimacinato, altri fiore di farina,ma lui dice che è sempre lo stesso prodotto…Credo che ci sia un po di confusione riguardo la nomenclatura).E’ possibile che tua madre usasse farina 00 perchè non esiste una regola fissa sul tipo di ingredienti da usare ( si trovano ricette dove vengono aggiunte anche patate e tuorli) e ognuno procede un po a proprio piacimento e convenienza!

  3. Ciao Cristina e…grazieeeeeeeee…..le zeppole erano buonissime(anche con la farina Barilla:)in pratica sono durate una Domenica hahahahah,ecco perchè sto diventando una baccinella ^______^ma non le ho mangiate solo io…che bello!ho riassaporato il profumo della mia infanzia e i ricordi nella mia mente,incancellabili…grazie per aver fatto questo tutorial,spiegato benissimo :)baci Giò p.s.se vuoi farti un giro nella mia pagina di Facebook ecco il link,dove pero’ non avendo fatto le foto delle zeppole perchè troppo impegnati a mangiarle…non ci sono :Phttps://www.facebook.com/pages/Piovono-Cupcakes/258061514267029?ref=hl

    1. Ciao Giò, sono contenta che le zippole siano venuto bene e soprattutto grazie per avermi scritto!Mi fa piacere sapere che ciò che scrivo possa risultare utile!Noi non abbiamo ancora iniziato a friggere ma spero di mangiare le zippole il prima possibile!!Ora vado a visitare la tua pagina!A presto

  4. Il fidanzato (Iglesiente) chiede a gran voce le zippole. Io (Seuese) chiedo chiarimenti, visto che da noi le zeppole (con la e!) sono un po’ diverse: “sono quelle lunghe, tutte arrotolate, buoniiiissimeeee!” mi spiega. E approdo qui. Vediamo come me la cavo. Grazie per aver condiviso la ricetta! :3

      1. Ciao Cristina mi chiamo Sandra tra l’altro sono di Gonnesa, cercavo delle ricette sulle Zippole! mi ha incuriosito il tuo cognome, quindi leggendo ho letto anche il racconto del carnevale gonnesino, bellissimo mi hai ricordato bei tempi, comunque questi giorni provero la tua ricetta con grande piacere

        1. Ciao Sandra! Com’è piccolo internet!! Piacere di conoscerti!Ormai non aggiorno più il blog da tantissimo tempo ma fa sempre piacere ricevere commenti come il tuo!

  5. Ciao Cristina mentre cercavo le ricette delle zippole ho letto anche la tua , ma non mi son fermata alla ricetta, cosi ho letto i racconti del carnevale gonnesino di una volta, da li ho scoperto che noi siamo dello stesso paese, son tornata indietro con gli anni ché bei tempi…Cristina questo contatto mi ha fatto un’enorme piacere

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